La zona particolarmente fertile, ricca d’acqua e i ritrovamenti di manufatti neolitici indicano la presenza dell’uomo sin da tempi remoti.
Le numerose tracce di insediamenti nuragici nelle colline circostanti l’attuale abitato e gli stessi toponimi utilizzati dagli abitanti per indicare alcune zone dell’attuale agglomerato urbano, fanno presupporre la presenza delle popolazioni nuragiche. La presenza del castello del Monreale ci riporta alla storia piu’ vicina a noi, al periodo giudicale degli Arborea. San Gavino Monreale è ricca di testimonianze del passato ma poche sono giunte sino a noi e rimangono intatte nella loro bellezza.


I monumenti, le numerose chiese presenti nella cittadina di San Gavino Monreale testimoniano gli splendori e l’importanza che questo centro ha avuto nel corso dei secoli. I monumenti giunti sino a noi conservano l’antico fascino
Nella trecentesca chiesa giudicale di San Gavino Martire,ai margini dell’abitato dell’attuale cittadina di San Gavino Monreale, oggi in provincia di Cagliari, ma che nel medioevo era il capoluogo della curatoria Arborense di Bonorzuli, sono state scoperte alcune effigi raffiguranti i sovrani del giudicato di Arborea.

chiesa san gavino martire a san gavino monreale
chiesa di san gavino martire dove si trovano le effigi dei giudici del regno di Arborea

All’interno della chiesa, nei rilievi dei quattro peducci pensili dell’abside,sono state individuate ben tre generazioni di re(o giudici) del giudicato d’Arborea:si può definire, a ragione, il “pantheon” degli ultimi sovrani oristanesi. Infatti nella chiesa di San Gavino Martire tutto è caratterizzato da significati allegorici e da simboli statuali degli Arborea. Le effigi di Mariano IV, Ugone III, Eleonora con i figli Federico e Mariano V ed il marito Brancaleone Doria sono scolpite nelle cornici dell’arco trionfale, nei capitelli e nei peducci delle bifore ma anche negli stipiti dell’ingresso laterale e, forse originariamente, anche nella chiave di volta dell’abside, oggi completamente cambiata rispetto alla sua originale costruzione. La foto sopra rappresenta la effigie di Eleonora de Bas – Serra Giudicessa d’Arborea( 1354 -1402/4).La foto sotto a sinistra rappresenta la effigie di Mariano IV de Bas-Serra re o giudice di Arborea (1329 – 1376)” L’ iscrizione in lingua sarda arborense che sicuramente faceva parte del ciclo di affreschi che decoravano l’abside, è tracciato su un sottile strato di intonaco usando quasi esclusivamente caratteri minuscoli(originariamente forse gotici) e attualmente senza una precisa identità paleografica)
Comunque la sua data(1338 lunedi 25 giorno di San Saturno) non appare alterata perchè in una trascrizione fatta da Salvatore Vidal nei primi anni del 600 è riportata come oggi noi ancora la leggiamo.
Pertanto l’epigrafe tradotta recita così: Nell’anno del signore 1338, lunedi 25, giorno di san Saturno, in questa chiesa venne frate francesco Vasanellu, vescovo di Terralba col canonico Giovanni di Laconi …
Da come si apprende dall’iscrizione su due righe e mezzo nel bordo superiore della campana (che tradotta in italiano, recita:Cristo Re viene in pace, Dio si è fatto uomo;1434 Bartolomeo D’ ECA  obriere e Guglielmo Argantaro, il bronzo venne fuso 14 anni dopo la definitiva caduta del Regno d’Arborea.
Nella parte centrale della campana, una seconda iscrizione, in caratteri gotici minuscoli, riporta più volte la salutatio Angelica Ave Maria.
Infine le effigi di tre Santi e le impronte di otto monete, quasi sicuramente Alfonsini minuti coniati in Sardegna durante il regno di Alfonso V di Aragona (1416-1418) decorano la campana, ancora oggi in perfetto stato di conservazione.