Il Civico Museo Archeologico “Villa Abbas” di Sardara (CA) si trova nel centro storico nell’abitato ed è allestito nell’edificio del 1914, precedentemente adibito a Municipio. Sardara è facilmente raggiungibile da Cagliari, dalla quale dista 52 km., ed è situata lungo il margine orientale della importante arteria stradale (S.S. 131) che collega il capoluogo isolano a Sassari e Porto Torres.
Posto al centro del Campidano (fertile pianura della Sardegna centro meridionale), il paese di Sardara offre importanti testimonianze del proprio passato sia nel territorio che nel Civico Museo Archeologico “Villa Abbas”, inaugurato il 16.04.1997. L’esposizione museale si articola sui due piani dello stabile e comprende otto sale, corredate da vetrine e pozzetti. Sono in essa rappresentati i siti archeologici più importanti e particolari del comprensorio costituito dalla XVIII Comunità Montana e dalla fascia di comuni posti lungo la S.S. 131, da Sardara fino a Monastir, verso Cagliari. Il percorso museale ha inizio con la sala didattica, che fornisce al visitatore gli strumenti per poter “leggere” agevolmente l’esposizione: sono illustrate le tecniche fondamentali della lavorazione nella pietra e della ceramica, sono forniti dati storici e cronologici dalla preistoria al tardo medioevo, mentre in due vetrine viene offerta una panoramica sulle caratteristiche produzioni ceramiche dal Neolitico alla tarda età imperiale. Al sito di Sant’Anastasia, attualmente compreso nell’area urbana di Sardara, è dedicata la II sala del museo. Sono esposti in essa gli importanti reperti recuperati nel tempio a pozzo e nel villaggio nuragico che prendono nome dalla chiesetta bizantina sorta nell’Alto Medioevo sulle strutture preistoriche. Agli interessanti oggetti (quali i bacini bronzei, le pinze del fonditore, i lingotti plumbei) sono affiancati chiari pannelli illustrativi con planimetrie ed assonometria del sito archeologico, nelle quali è facile individuare i singoli oggetti esposti nel loro contesto di rinvenimento. Un lungo corridoio, che immette nella sala III, è fiancheggiato da un pozzetto espositivo nel quale sono ricostruite in scala 1:1 due tombe di epoca romana ad inumazione in fossa terragna pertinenti alla necropoli di Terr’e Cresia. Non solo vengono riprodotte fedelmente le fosse, ma tutti i reperti ossei (compreso lo scheletro nell’inumato), ceramici, vitrei e metallici ad esse pertinenti sono collocati nella stessa posizione in cui vennero rinvenuti dagli archeologi nel corso degli scavi. I pannelli offrono la planimetria dell’a
rea funeraria (I a.C. – III d.C.) e cenni storici ad essa relativi, mentre i leggii dei pozzetti contengono le didascalie degli oggetti presenti nella tomba riprodotta e l’analisi osteologica dell’inumato e delle offerte alimentari che lo accompagnano. La III, IV e parte della V sala sono dedicate alla esposizione dei ricchi corredi funerari ritrovati nella necropoli di Terr’e Cresia (Sardara) ed alle ricostruzioni di tombe ad incinerazione ed inumazione che trovano posto nei cinque pozzetti espositivi. La V sala offre una panoramica sul territorio di Sardara sia urbano che extraurbano attraverso i ritrovamenti più significativi (gli arcieri bronzei di epoca nuragica, unici nel loro genere per l’abbigliamento particolare) e le planimetrie dei monumenti più notevoli. La sala VI costituisce la sezione tardo medioevale del Museo ed è dedicata interamente al complesso fortificato di Monreale (Sardara), un castello con annesso borgo e mura turrite. Dagli scav
i del Mastio provengono i numerosi e pregiati materiali di importazione (maioliche e ceramiche graffite dalle attuali Spagna, penisola italiana e Africa del Nord), ma anche le produzioni locali in ceramica, legno, osso e metallo. Una vetrina in particolare ci riporta alla quotidianità della vita nel castello in quanto ospita spilli e ditale da cucito in bronzo, bottoni, dadi da gioco, un flauto, un vassoio in sughero, varie monete e chiodi da carpenteria e da mobilio, nonché fibbie di cintura, armi e serrature. Pannelli ed illustrazioni tratte da pitture parietali e stampe permettono di chiarire al visitatore l’uso dei singoli oggetti esposti. Il pozzetto espositivo della sala medievale ospita la ricostruzione di un’ipotetica area di produzione di materiali fittili per uso edile, quali mattoni, coppi, tubi in cotto.
Sono illustrate le differenti fasi di lavorazione, dalla cava della terra argillosa alla depurazione di questa, alla posa negli stampi (realizzati in base agli originali tardo medieovali esposti nella vetrina prospiciente il pozzetto) ed alla essiccazione del prodotto finito, prima della cottura.
Le ultime due sale (VII e VIII) sono dedicate alla XVIII Comunità Montana ed ai siti più importanti posti in luce durante i lavori di modifica della S.S. 131, realizzati in anni recenti.
Di rilevante interesse le testimonianze preistoriche di Padru Jossu (Sanluri), S. Antonio (Serrenti) e S. Sperate, ma in particolare gli ex-voto fittili di epoca punica dall’antica città di Neapolis (attualmente in agro di Guspini).
L’intero itinerario museale visivo è affiancato da un analogo percorso “tattile”, cioè una serie di riproduzioni delle ceramiche esposte in vetrina é collocata su mensole dislocate nelle diverse sale, ed è finalizzata alla conoscenza dei materiali attraverso il tatto.
I pezzi sono corredati da didascalie, catalogo in braille ed audioguida in quanto il percorso é principalmente mirato a favorire gli ipovedenti ed i non vedenti, ma ovviamente è accessibile a tutti i visitatori e soddisfa la curiosità tattile anche di altri fruitori, quali ad esempio i bambini.
Il percorso si conclude con il plastico del complesso di Sant’ Anastasia di Sardara, posto di fronte all’ uscita.