In diversi distretti della Sardegna non è raro riscontrare la presenza di località o toponimi, ma anche edifici di culto, dedicati a S. Severa. Il culto di Santa Severa, come tante altre espressioni culturali e religiose, è giunto nell’isola al seguito dei nuovi colonizzatori.Tale credo religioso ha origini nell’alto Lazio e precisamente dall’attuale centro si S. Severa, ex Pygi in periodo romano e con molta probabilità centro portuale della città etrusca di Cerveteri. Poiché il racconto viene prima della cronaca scritta, non sappiamo quanto della narratio, del suo martirio, corrisponda al vero. Tutti comunque concordano nell’ascriverlo al concludersi del III sec. Seco
ndo alcuni studiosi locali, pare che la devozione riservata a questa santa sia stata, principalmente legata al territorio dell’alto Lazio. Sulla base di questi studi e possiamo vedere la presenza della sua devozione, nel territorio isolano, solo legandolo a due principali momenti in cui, diverse famiglie italiche, si trasferirono in Sardegna, dando così vita a delle piccole colonie famigliari. Tali momenti si possono c
omunque ascrivere o indicare come anteriori al sec. X. Dal punto di vista antropologico la presenza nel territorio di luoghi dedicati alla Santa Martire laziale non possiamo che leggerli come un sinonimo di quando si può iniziare a documentare la presenza di elementi cristiani in quel distretto della Sardegna. Per quanto concerne il nostro territorio, solo lo scavo archeo
logico potrebbe suggerirci delle attestazioni in grado di documentare, con una maggiore precisione, il periodo entro cui far ascrivere l’arrivo di quei lontani coloni e la presenza cristiana in quel distretto isolano. Per quanto concerne la presenza del culto dedicato alla Santa laziale, nel villaggio di S Gavino del Monreale e l’edificazion
e di un tempio a lei dedicato, dobbiamo spostarci almeno alla seconda metà del sec. XVII. Fu al sorgere della seconda metà del 1600 quando, a causa della peste e dell’insicurezza in cui vivevano le piccole comunità locali, che gli abitanti del villaggio di Massargia chiesero al feudatario di poter abbandonare il proprio villaggio e trasferirsi nel villaggio vicino e importante centro baronale del Monreale,
quale era ormai diventato, da alcuni anni, quello di S Gavino, visto che divenne sede permanente dell’ufficiale di giustizia della baronia. Per poter
eseguire il trasferimento, i pochi abitanti di Massargia, sopravvissuti alla peste, dovettero andare a trattative con il feudatario che solo dopo il versamento di ingenti somme, questi concesse, dei fondi agricoli, un tempo appartenenti all’ex demanio giudicale, in cui realizzarvi un’abitazione e coltivarvi quei generi alimentari che potevano garantire loro una o n o r e v o l e sopravvivenza. I fondi agricoli, concessi dal feudatario, ruotavamo attorno a quella che anticamente era la chiesa dedicata ai martiri Gavino, Proto e Gianuario.
Altro lotto venne venduto alla c o m u n i t à sangavinese alcuni anni prima.Oltre alla concessione dei fondi agricoli il feudatario, diede loro quanto restava della più antica e originaria chiesa, dedicata al martire Gavino, con un impianto a croce greca. Tale tempio, ormai da tempo in abbandono, venne ristrutturato e dedicato a S Severa. Nel suo essere rinnovato, venne abbandonato l’impianto a croce greca, per essere reimpostato seguendo i nuovi gusti del tempo, realizzandovi una navata centrale rettangolare, che ha come unico momento di concentrazione, del fedele partecipante al rito religioso, il sacerdote e l’altare.
Dai bracci laterali dell’originaria chiesa a croce greca, si prese ispirazione per realizzarvi le navate secondarie o laterali. Nonostante tutto, dopo alcune generazioni, queste famiglie ben presto iniziarono a trasferirsi nel prospiciente villaggio di S Gavino del Monreale. discendenti delle famiglie originarie del villaggio di Massargia si quotarono,
acquistando dal canonico della chiesa di S Chiara un altare ligneo, dedicato al Rosario, facendolo diventare il nuovo altare barocco della chiesa
dedicata a S Severa. Tale altare, a sua volta, venne composto utilizzando altra/e pala/e d’altare di più antica data. Oggi purtroppo l’edificio dopo gli interventi di restauro e consolidamento, eseguiti con soldi della comunità sangavinese giace nell’oblio più assoluto, in attesa che qualche spirito, con una cultura elevata e dal portafoglio pieno, possa intervenire sia nello studio che nella salvaguardia del monumento affinché le suore che a tutt’oggi disponendelo fruibile al pubblico, come stanno operando per la nuova chiesa (sec. XIV) dedicata ai SS Martiri turritani.
Prof. Giovanni Battista Mallica
P.S. Le foto riguardanti la ormai ex chiesa dedicata a S Severa, sono state eseguite durante i lavori di restauro, dall’Ingegner Piras Alessandra, durante l’intervento di rifacimento della copertura, su incarico del comune di S Gavino Monreale.